Chi siamo

Dopo quasi due anni di stato d’eccezione, di emergenza sanitaria da sindemia covid, di stravolgimento delle nostre vite e delle relazioni sociali e affettive a suon di lockdown, coprifuoco e campagne vaccinali a tambur battente, ci ritroviamo tutti e tutte a dover fare i conti con l’illegittima e discriminante istituzione del lasciapassare, o ricatto vaccinale, conosciuto come green pass.

Il green pass non è uno strumento di tutela della salute, ma di controllo digitale delle nostre vite che di emergenza in emergenza potrà imporci nuovi obblighi e divieti, come già si sta verificando sul lavoro, sullo studio, sulla mobilità e sulle relazioni. È uno strumento di disciplina sociale e un richiamo all’adesione alle logiche di comando del capitale: un’accelerazione brutale delle  dinamiche paternaliste ed infantilizzanti che da sempre gli stati applicano sulla popolazione.

Veniamo colpevolizzate, messe una contro l’altra e ci vengono imposti comportamenti al di là della nostra volontà e dei nostri desideri ed esigenze, pena la perdita di quote di libertà personale e collettiva e di autodeterminazione e autogestione della salute propria e delle persone che ci circondano.

Crediamo nella libertà di scelta sul proprio corpo, rifiutiamo la medicalizzazione forzata e la nuova frontiera della telemedicina che spersonalizza la cura e rafforza un’idea statistica della salute personale e pubblica, a causa delle quale ognuno di noi diventa un entità sacrificabile in base a valutazioni economicistiche costi/benefici.

L’Italia sta funzionando da laboratorio per l’instaurazione di nuove forme di autoritarismo neoliberista, basate sul sistema cinese di crediti sociali. La normalizzazione dello stato di emergenza agisce esattamente in quest’ottica.

La narrazione dominante propone la vaccinazione come panacea di tutti i mali, contrapponendo vaccinati e non vaccinati che nella realtà già lottano insieme. Si rimuove completamente che una società malata produce malattia, ignorando la complessità della  situazione. Una complessità in cui si intrecciano grandi temi come ad esempio la definizione dei concetti di salute, qualità della vita e libertà, le mutazioni antropologiche derivate dalla digitalizzazione forzata della società, le questioni geopolitiche e finanziarie, la catastrofe ecologica nella quale viviamo.

Lo sfruttamento capitalista del pianeta genera disastri ambientali, miseria ed epidemie. L’evidente emergenza è che questo sistema mette a profitto ogni aspetto delle nostre vite.

È per questo che riteniamo che la lotta contro il lasciapassare sanitario sia prima di tutto una lotta anticapitalista, che non può prescindere dalla volontà di creare un mondo altro in cui le persone collaborino in maniera costruttiva nell’interesse collettivo della cura della propria comunità, a prescindere da provenienze e status: una lotta intrinsecamente antifascista e antiautoritaria.

Ci siamo uniti per vincere la solitudine e l’isolamento degli individui, discutere e formarci delle idee, sviluppare progetti e unire le forze per cambiare lo stato delle cose. Per ottenerli è indispensabile rompere l’isolamento in cui il potere ha relegato chi dissente, diffondere contro-informazione, sostenere le mobilitazioni in corso e organizzarsi sul posto di lavoro.

Ci organizziamo dal basso, decidiamo in comune accordo, agiamo direttamente.